Il Fascino della Paura: Perché Ci Attrae

Halloween è alle porte con il suo corredo di zucche, costumi e tradizioni, ma soprattutto con i suoi spaventi e la sua voglia di terrorizzare. Ma da dove nasce la paura? E perché è così importante?

Film horror e romanzi del terrore, abbiamo così bisogno di provare paura che siamo disposti a pagare per viverla. E, alla fine, la paura muove il mondo… basti pensare alla paura della guerra che, immediatamente, fa salire il valore dell’oro e degli altri beni rifugio muovendo milioni di euro sul mercato.

La paura non rispetta la logica (e forse per questo ci spaventa): se fossimo razionali tenderemmo a sfuggire la paura. Diciamocelo, tutti noi, guardando un film o leggendo un libro, ci siamo messi a pensare “ma perché non esci?!” guardando il malcapitato di turno infilarsi in una casa che a gran voce grida pericolo!

Eppure non lo fanno mai, nemmeno quando hanno quel presentimento che li fa titubare. I ragazzini di It addirittura scelgono di entrare nella tana del mostro sapendo che troveranno se non la morte almeno un brutto quarto d’ora.
Si tratta del fascino della paura, quella strana emozione per la quale la ricerchiamo e ci lasciamo attrarre come falene dalla luce.

Sigmund Freud, tra le altre cose, ha analizzato questo strano sentimento arrivando a definirlo con una maggiore finezza: das unheimliche, perturbante.
Il perturbante è qualcosa che ha radici molto profonde nel nostro vissuto, che non è immediato e che ci spinge a indagare. Si verifica quando una cosa (o una situazione) ci appare famigliare ed estranea al tempo stesso… sembra un ossimoro, ma accade più spesso di quanto immaginiamo.
E allora immaginiamo… una situazione ordinaria, che conosciamo, come di entrare in una stanza con la televisione accesa e una poltrona con una persona che ci dà le spalle. Si tratta di una situazione banale, quotidiana. Ci viene naturale pensare che quella persona, della quale vediamo appena un abbozzo di testa, sulla poltrona stia guardando la tv. Niente di pericoloso.
Ma poi chiamiamo e non otteniamo risposta.
E quella testa immobile un po’ ci inquieta.
Solo in quel momento ci accorgiamo di una macchia rossa e viscida sul pavimento e i nostri campanelli iniziano a suonare.
Qualcosa è senza dubbio successo ma non fuggiamo chiamando la polizia come direbbe la logica, no, noi andiamo avanti, piano piano verso la poltrona per controllare. E proprio quei secondi di inutile indagine possono costarci caro.
Questa consapevolezza di essere esposti a un pericolo ma di non poterci esimere dall’approfondire la questione genera terrore allo stesso modo nel quale sappiamo, guardando un film, che da quell’armadio sta per uscire qualcosa di orribile e sentiamo l’impulso, da spettatori, di maledire i protagonisti che, senza dubbio, apriranno l’anta!

Il perturbante è quindi la quotidianità che diventa inquietante e che genera poi la paura. Lo sanno bene sceneggiatori e scrittori.
Pensiamo a una delle regine della narrativa horror, Shirley Jackson, le cui storie sono a basso tasso di azione e altissimo tasso di inquietudine (L’incubo di Hill House, per esempio, è un concentrato di quotidianità che diventano via via disturbanti fino a diventare insopportabili).
Oppure Uketsu, scrittore giapponese arrivato in Italia con Strani disegni (Einaudi) che si presenta al pubblico con una maschera di cartapesta bianca che sicuramente inquieta ma che diventa perturbante quando si abbina a una voce da bambina. Avrebbe un effetto completamente diverso se si trattasse di una voce adulta maschile.
E non si può non citare il “divertente” pagliaccio che nelle mani di King diventa una figura demoniaca: non c’è niente di spaventoso in un pagliaccio, a meno che non sia poi coperto di sangue!
E, passando ai racconti, in Casa occupata è Julio Cortázar a trasformare una banale quotidianità in una crescente onda di terrore limitandosi a suggerire emozioni e sensazioni.

L’attesa del piacere è essa stessa il piacere, diceva Lessing, ma potremmo parafrasarla con “l’attesa della paura è essa stessa la paura”.
Insomma, c’è qualcosa che arriva prima della paura vera e propria e che è in grado di alimentarla, una scintilla che ha in sé già tutto il suo contenuto di terrore ma che ancora non è espresso, un seme di panico.
E quello è il luogo nel quale si incontra chi va alla ricerca di emozioni forti e chi si occupa di crearle: scrittori (o sceneggiatori) dell’horror sanno benissimo che quella che possiamo definire generalmente suspence è la gallina dalla uova d’oro. Tenere i nervi a fior di pelle può essere molto più efficacie di un “booo!” gridato al momento giusto.

Che rapporto avete con la paura? La gestite in maniera razionale o vi lasciate sopraffare per vivere appieno il perturbante?


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6 pensieri riguardo “Il Fascino della Paura: Perché Ci Attrae

  1. La paura è um sentimento che attrae l’essere umano: guardiamo film horror, leggiamo thriller inquietanti e conturbanti, seguiamo alla TV tutti i programmi di cronaca nera che ci parlano di delitti terribili. Dovremmo forse imitare di più gli animali che alla paura rispondono con la fuga per sopravvivere… ma già, noi gli animali in genere gli estinguiamo.

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