Le sette morti di Evelyn Hardcastle

Le sette morti di Evelyn Hardcastle di Stuart Turton, Neri Pozza, 2019 (traduzione di Federica Oddera)

Classificazione: 4 su 5.

Un maniero isolato, una festa in grande stile, una serie di personaggi eleganti e inquietanti. E ovviamente un omicidio, sempre lo stesso, compiuto ogni sera alle 23. Questo è Le sette morti di Evelyn Hardcastle.

Un personaggio senza nome e senza ricordi si risveglia nel bosco che circonda Blackheath House, la grande villa degli Hardcastle. Nonostante i tentativi di ricordare, il nostro personaggio non riuscirà a dare un senso a ciò che affolla la sua mente, come se quel corpo non fosse il suo. E infatti è così.
Aiden Bishop è prigioniero di un incubo nel quale è costretto a rivivere la stessa giornata per otto giorni in altrettanti corpi diversi; una giornata che si conclude sempre nello stesso modo, con la morte di Evelyn Hardcaslte, la giovane ereditiera figlia del padrone di casa. Il solo modo per uscire da questa situazione soffocante sarà scoprire l’assassino di Evelyn.
Ma non si tratterà di una semplice indagine; ogni decisione presa dalle incarnazioni di Bishop modificherà quelle delle successive così che il ragazzo dovrà sfruttare tutte le sue carte per regalarsi una possibilità di salvezza.
Se questo non bastasse, ci sono alcuni personaggi ai quali Aiden dovrà prestare particolare attenzione: Anna, anche lei prigioniera di Blackheath (ma con un solo giorno e una sola incarnazione a disposizione), il Medico della peste (il personaggio che tiene le fila del macabro gioco e al quale Aiden dovrà dire il nome dell’assassino per essere libero), il lacchè (uno spietato assassino che si muove nell’ombra e ha il solo scopo di uccidere le incarnazioni di Aiden assottigliando così le sue possibilità di salvezza).
In un’atmosfera decadente e claustrofobica Aiden dovrà fare del suo meglio per trovare la chiave dell’enigma e, alla fine, scoprirà che a Blackheath di misteri ce ne sono parecchi.

Ecco l’incipit:

Dimentico tutto tra un passo e l’altro.
“Anna!” mi ritrovo a gridare, per poi chiudere la bocca di scatto, sorpreso.
Ho il vuoto nel cervello. Non so chi sia Anna, né perché stia chiamando il suo nome. Non so nemmeno come abbia fatto ad arrivare qui. Sono in un bosco, e mi proteggo gli occhi dalla pioggia sottile. Sento il cuore che batte all’impazzata. Puzzo di sudore e mi tremano le gambe. Devo aver corso, ma non ricordo perché.

Il romanzo d’esordio del giornalista freelance inglese Stuart Turton è un thriller psicologico con qualche tocco di horror.

Immaginate di vivere un’avventura alla Dieci piccoli indiani ma di avere la possibilità di condividere i punti di vista con i protagonisti della vicenda, ecco, Le sette morti di Evelyn Hardcastle è proprio questo, un delicato equilibrio di mistero, sangue e psicologia.
Seguirete un protagonista che è spaesato almeno quanto voi, mentre si muove all’interno di diversi corpi le cui personalità affiorano, di tanto in tanto, diventando ingestibili o trasformandosi in vere risorse.
Il tutto condito con una gigantesca magione in decadenza e i preparativi per una festa che diventa una mattanza.
Già da questa descrizione dovreste aver capito che non si tratta di un libro noioso!

Turton, poi, sceglie con particolare stravaganza i visitatori di Blackheath mettendo insieme ricattatori, nobili decaduti, giovani stravaganti, stupratori. Insomma, una Babele vestita a festa.

Il grande tesoro di questo libro è la possibilità, da parte del protagonista, di cambiare il corso degli eventi; Aiden deve usare la sua arguzia, e il corpo che di volta in volta gli viene assegnato, per cercare di creare le condizioni perfette per la risoluzione del caso. Ogni gesto determinerà un esito differente nella giornata successiva, proprio come se ci si trovasse all’interno di una partita di scacchi dove ogni volta che un pezzo muove mette in discussione l’intera scacchiera costringendo gli altri pezzi a nuove mosse.

Ecco come all’inizio del capitolo 51 Aiden descrive il suo stato d’animo:

Mi sento stordito, e senza niente a distrarmi avverto la pressione di ciascuna delle mie incarnazioni all’interno del cranio. I loro ricordi mi affollano i confini della mente con un fardello troppo greve da sopportare. Voglio tutto ciò che desiderano loro. Provo i loro dolori e sono succube delle loro paure. Non sono più un uomo, sono un coro di personalità diverse.

Come in un romanzo di Agatha Christie, all’inizio del libro vengono offerti al lettore una mappa dettagliata sia della grande proprietà che della distribuzione delle stanze dell’ampia villa. Ci viene proposto dall’autore anche un elenco dei vari personaggi, scritto sotto forma di biglietto d’invito alla festa, per cercare di dare un opportuno aiuto a chi legge che, altrimenti, si potrebbe perdere in questa selva di personaggi, cambiamenti di identità e di punti di vista. Gli indizi sono abilmente sparsi in (quasi) tutti i 60 capitoli e il finale non deluderà il lettore.

Gli invidio la compassione, come invidio l’intelligenza di Ravencourt e la capacità di Dance di andare al di là delle apparenze per vedere il nocciolo delle cose. Se dovessi portare qualcuna di queste qualità fuori da Blackheath, ne sarei orgoglioso.

È sicuramente un romanzo complesso, affascinante, sorprendente e per certi versi anche sconcertante che potrebbe risultare però di difficile lettura a causa di alcuni fili narrativi che vengono lasciati (volutamente?) scoperti.
Non c’è dubbio che sia un romanzo quasi sperimentale che gioca con il lettore incoraggiandolo a risolvere l’enigma, ma la grande quantità di personaggi e i continui cambi di identità lo rendono uno di quei romanzi che, per essere apprezzati, dovrebbero essere letti in pochi giorni, senza perdersi nemmeno un pezzo.

Cosa troverai in questo libro

Personaggi caratterizzati benissimo
Una narrazione portata avanti dai dialoghi
Una serie di misteri da svelare.

Cosa NON troverai in questo libro

Scene spicy
Una narrazione lineare
Una storia già letta.


Scopri di più da La Parola Giusta

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

10 pensieri riguardo “Le sette morti di Evelyn Hardcastle

Scrivi una risposta a Bruna Balzani Cancella risposta

Scopri di più da La Parola Giusta

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continua a leggere