Libri in poltrona: Frankenstein o il moderno Prometeo

L’11 marzo 1818 venne pubblicato, con uno pseudonimo maschile, Frankenstein o il moderno Prometeo, un romanzo che ebbe un impatto immenso sulla società dell’epoca e un’influenza determinante sulle arti.

La storia, nota, è quella di Viktor Frankestein, nato a Napoli e primogenito di una famiglia benestante di Ginevra. La vita del ragazzo è tranquilla e felice, condotta con serenità in compagnia dei genitori, dei fratelli minori, della sorella adottiva Elizabeth e dell’amico Henry Clerval. Tutto sembra complottare per la felicità di Viktor fino a quando la madre non muore improvvisamente a causa della scarlattina gettando il ragazzo nello sconforto e nella depressione. Da quel momento l’unico scopo di Viktor Frankenstein sarà quello di dar vita a un modello di essere umano migliore, più intelligente, più resistente e più longevo.

Per questo si reca a studiare in Germania acquisendo nel giro di pochi anni abbastanza competenze da essere in grado di compiere il suo esperimento. Di giorno, infatti, Victor è uno studente assennato ed entusiasta, ma di notte frequenta i cimiteri allo scopo di studiare le reazioni della morte sui corpi. Inizierà anche a rubare cadaveri per i suoi esperimenti fino a quando non riuscirà, effettivamente, a riportare in vita una creatura umanoide ma mostruosa.

Terrorizzato da ciò che ha fatto abbandonerà il mostro a se stesso fuggendo nuovamente in Svizzera.

Ma il mostro riuscirà a rintracciarlo e ucciderà suo fratello minore facendo poi ricadere la colpa sulla domestica che per il delitto sarà giustiziata.
Viktor si metterà nuovamente in fuga fino a quando il mostro non gli chiederà di creare un’altra creatura, di sesso femminile, con la quale ritirarsi lontano dagli uomini. Il professore accetterà, ma poi, mosso da rimorso, distruggerà il secondo mostro scatenando la furia della sua creatura.

Tutta la famiglia Frankenstein subirà la collera del mostro, persino l’amata Elizabeth che verrà uccisa la prima notte di nozze.

Giurando vendetta il professore si metterà sulle tracce del mostro inseguendolo fino alle regioni polari dove incontrerà la nave del capitano Robert Walton, imprigionata tra i ghiacci e al quale racconterà la sua tremenda vita prima di spirare.

Frankenstein

La genesi del romanzo è nota: nel 1816 Claire Clairmont, sorellastra di Mary Shelley, era l’amante di Sir George Byron e aveva convinto gli Shelley a passare le vacanze insieme in Svizzera (nella famosa Villa Diodati). Quell’anno però passò alla storia come “anno senza estate” e costretti in casa per buona parte della stagione, i villeggianti si sfidarono a scrivere racconti del terrore.

Polidori, medico e amico di Byron, diede vita al suo Il vampiro (padre di tutta una letteratura gotica che ispirò poi anche Bram Stoker), mentre la Shelley concepì il suo capolavoro.

Mary si ispirò in parte al marito Percy per il personaggio del professor Frankenstein: sebbene fosse un uomo dedito alle arti, Shelley amava le scienze in maniera appassionata e nutriva in esse una certa fiducia per il futuro (in particolare per le applicazioni chimiche ed elettriche). Lo stesso atteggiamento è quello che si ritrova nel professore del romanzo, ottimista e desideroso di porre la conoscenza al servizio degli uomini per amanciparli.
Victory era anche il soprannome che Percy aveva scelto per sé e che sarebbe poi diventato il Viktor del romanzo.

La scrittrice racconterà di aver sempre percepito nel marito una sorta di “doppio” con un lato superficiale afflitto dalla sofferenza e un mondo interiore più tranquillo e quasi angelico, ambiguità che sarà parte del suo personaggio letterario, costantemente in bilico tra il suo potenziale e la sua etica.

All’epoca della prima edizione (1818) il testo fu stroncato dalla critica, tacciato di essere poco interessante e privo di insegnamenti morali. Fu Walter Scott ad apprezzarne lo stile e il potenziale. Nel 1820 comparve la seconda edizione di Frankenstein questa volta con il nome dell’autrice e la critica fu molto colpita dal fatto che un’opera del genere fosse stata scritta da una ragazza.
Si scrisse “per un uomo era eccellente, ma per una donna è straordinario”, anche contando che all’epoca la Shelley aveva ventun anni.

Nonostante l’accoglienza fredda della critica alla prima edizione, Frankenstein divenne subito un romanzo estremamente popolare diffondendosi tra i lettori con la stessa velocità che ebbe, qualche decennio dopo, il Dracula di Stoker.

Frankenstein

Nel romanzo si ritrovano i dilemmi della società dell’epoca, sconvolta dalla rivoluzione che la scienza aveva messo in atto nel secolo dei Lumi e propensa a credere in un mondo migliore grazie alle invenzioni e alle scoperte scientifiche che progredivano a velocità impensabile fino a pochi anni prima.
Tutto quello sviluppo, in pochi decenni, aveva portato molte persone a credere che l’uomo fosse ormai vicino all’onnipotenza e questo cominciava a spaventare; lo stesso dottor Frankenstein, quando la sua creatura prenderà vita, ne sarà terrorizzato al punto di fuggire.

Il professore si ritroverà a vestire i panni di un dio imperfetto creatore di vita mostruosa e la sua stessa creatura, riprendendo Il Paradiso perduto di Milton, gli domanderà “Ti chiesi io, Creatore, dall’argilla di crearmi uomo, ti chiesi io dall’oscurità di crearmi uomo?”.

Da qui arriva anche il sottotitolo – Il moderno Prometeo – che allude alla convinzione della scienza di poter essere onnipotente.
Esistono due versioni di Prometeo: la più nota è quella del Titano che rubò il fuoco agli dei per consegnarlo agli uomini e che per questo venne incatenato a una roccia e punito attraverso un’enorme aquila che ogni giorno giungeva a divoragli in fegato, mentre la seconda, di epoca romana e testimoniata da Ovidio, parla di un Prometeo creatore che plasmò gli uomini a partire dall’argilla.

La Shelley cerca di unificare queste due versioni raccontando sia di un creatore, sia di una punizione (la perdita della famiglia e della propria anima) che subisce colui che ha osato troppo.

La paura dell’avanzamento della scienza e della cancellazione delle superstizioni e delle religioni del passato sarà portante anche in Dracula come abbiamo visto in questo articolo.

Un tema importante, nel 1818 come oggi, è quello della diversità. Shelley crea una creatura di aspetto mostruoso, di forma umana ma imperfetta. Il suo mostro non nascerà con sentimenti malvagi ma reagirà a ciò che diventeranno le sue esperienze. Appena nato sarà abbandonato dallo stesso padre che lo aveva desiderato e nella lunga strada per ritrovarlo si fermerà per mesi presso una fattoria vivendo nascosto e aiutando la famiglia nel lavoro senza essere visto (grazie anche alla sua smisurata forza).
Nonostante il grande aiuto che il mostro presta alla famiglia, quando deciderà di mostrarsi loro sarà cacciato a causa del suo aspetto.

Una creatura non voluta, dunque, che implora solamente di avere compagnia e arriva a impazzire quando suo padre (e creatore) gli nega quest’unico piacere.

Curiosamente il nome Frankenstein, che nel romanzo non viene mai attribuito al mostro (che, in effetti, non ha un nome), finì molto presto con l’identificare non il professore ma la sua creatura.

Il romanzo di Mary Shelley è un capolavoro di equilibri giocati sul sentimento della società del suo tempo, in bilico tra le promesse della scienza e la paura che tali promesse portavano con sé. Ma è anche il racconto della diversità ed esprime l’idea innovatrice che il vissuto influenzi il carattere e che quindi nessuno (nemmeno un mostro) nasca cattivo.


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