Blackout poetry e altre forme di poesia sperimentale

Sogni di diventare un poeta ma le parole non si muovono sulla carta come vorresti? Allora puoi prendere in prestito quelle degli altri: è la nuova poesia sperimentale!

Qualche tempo fa vi abbiamo parlato di Sottosopra il mondo, una raccolta poetica realizzata con diverse tecniche di poesia sperimentale e, in questo articolo, vorremmo riprenderle e approfondirle.

Sebbene non si possano proprio definire forme moderne di poesia, da qualche tempo fenomeni come la blackout poetry, la cancellazione o il caviardage si stanno affermando anche grazie ai social.

Di cosa stiamo parlando?

Forse ti è già capitato di vedere quelle pagine di testo quasi interamente oscurate nelle quali sono lasciate in evidenza solo alcune parole, si tratta della cosiddetta blackout poetry, una forma poetica che utilizza parole altrui per costruire significati nuovi (o metterne in risalto alcuni già espressi).

Questa forma poetica già utilizzata nell’America del XIX secolo, ha però raggiunto l’apice della notorietà solo in anni relativamente recenti quando, sempre negli USA, si è fatta strada grazie ai progetti di alcuni autori come Austin Kleon (Ruba come un artista o Semina come un artista, per esempio).
Oggi i social sono in grado di dare uno spazio tutto suo a queste forme d’arte che combinano grafica e parole.

In un mondo dove l’attenzione allo spreco sta diventando una necessità imperante, riciclare le parole potrebbe essere l’apice dell’ecologia. Ma come funziona questa forma poetica?

Prima di tutto dobbiamo dire che esistono almeno tre forme di poesie sperimentale di questo genere: blackout poetry, cancellazione e caviardage e, sebbene molto simili tra loro, si differenziano per sfumature che cambiano anche sensibilmente il prodotto finale.

La blackout poetry consiste nell’oscuramento del testo lasciando in evidenza solo le parole che si reputano necessarie alla composizione. Per capire di cosa stiamo parlando possiamo pensare ad alcuni film nei quali i protagonisti fanno richiesta di documenti secretati e questi gli vengono forniti con buona parte del testo completamente annerita e solo alcune parti rimaste leggibili.
Ecco, questa è una forma di blackout poetry (o meglio, lo sarebbe se le parti lasciate in evidenza avessero lo scopo di creare un nuovo testo, ma di solito i vari agenti dei servizi segreti non si preoccupano di questo dettaglio).

La cancellazione, invece, è una forma molto simile alla precedente ma non oscura il testo in eccesso, bensì lo elimina direttamente: le parole superflue possono essere cancellate in maniera digitale oppure si possono asportare quelle necessarie su di un nuovo documento.
Un esempio di questo tipo di poetica sono le famose lettere anonime che compaiono in tanti thriller e polizieschi, ossia fogli bianchi nei quali sono state incollate parole prese da un giornale con lo scopo di formare un messaggio.

Affine ma anche molto differente è il caviardage (termine di origine francese che significa “cancellazione”), l’unico nel quale il testo superfluo non viene eliminato ma ignorato.
Il procedimento di base è lo stesso dei precedenti: si individuano parole chiave con le quali comporre il nuovo testo e le si mette in risalto (solitamente evidenziandole o rinchiudendole in un rettangolo).
Il resto del testo, invece di essere eliminato o annerito, viene usato come uno sfondo sul quale disegnare, colorare o dare vita a qualunque altra idea grafica. Lo scopo, in questo caso, non è solamente mettere in luce alcune parole, ma supportarle con una forma d’arte differente come il disegno.
In questo esempio una pagina di Sottosopra il mondo di Giulia Silvestri.

Tutti questi processi creativi vengono utilizzati sia come espressioni artistiche che come autoterapia per il benessere.

Praticare blackout poetry e affini, infatti, richiede una forma di concentrazione che si avvicina molto alla meditazione.

Per prima cosa occorre selezionare un testo base – che può essere la pagina di un libro, ma anche un quotidiano o qualunque altro testo stampato – tenendo conto del proprio stato emotivo e del messaggio che si intende estrapolare.
Una volta scelto il testo di riferimento si possono selezionare le parole necessarie a comporre il nuovo messaggio che può essere del tutto innovativo oppure tendere a portare alla luce un particolare senso del testo di origine.

Facciamo un’esempio:

Tyler Knott Gregson

Questa poesia di Tyler Knott Gregson è realizzata con la tecnica del blackout a partire da un testo di Robert Luis Stevenson (In viaggio con un asino nelle Cévennes) nel quale descrive un percorso personale in terre selvagge per superare la perdita di un’amore.
Gregson riesce a modernizzare il testo creando con esso una poesia dove la descrizione del mondo selvaggio diventa una sorta di inno ai sentimenti amorosi.

“Carissimo,
Sono certa che impazzirò di nuovo.
attraverseremo momenti terribili. E recuperare. Comincio
a sentire la tua voce e non riesco a concentrarmi. Quindi sto
facendo quello che sembra
mi darà la più grande felicità possibile.
Non credo che due persone avrebbero potuto essere più felici con
questa malattia. So
che senza di te non posso sentirmi adeguatamente.
Quello che voglio dire è che
mi ha salvato.
Tutto se allontanato da me
tranne la certezza della tua bontà”.

In quest’altro esempio, invece, Hanif Willis-Abdurraqib, utilizza la lettera di suicidio di Virginia Woolf al marito Leonard per estrapolare un significato di estrema dolcezza e amore attraverso la cancellazione.

Con queste forme sperimentali di poesia si può giocare in mille modi senza ottenere mai lo stesso risultato: se dieci persone utilizzassero lo stesso testo di base (e quindi avessero a disposizione le stesse parole) creerebbero comunque dieci poesie differenti.
Non solo, anche lo stesso autore potrebbe dar vita a testi quasi infiniti utilizzando sempre la medesima pagina a seconda delle proprie emozioni e dei significati da mettere in mostra.

Ricercare testi nascosti all’interno di quelli degli altri può essere un lavoro molto divertente, creativo e affascinante che, come sta accadendo, permette di dar vita a una vera e propria forma di riciclo emotivo.


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