Libri in poltrona: Il Mago di Oz

Il 17 maggio del 1900 fece il suo esordio sulla scena editoriale americana The wonderful Wizard of Oz, un romanzo per ragazzi destinato a cambiare la letteratura e che, nel tempo, si rivelò pieno di enigmi da risolvere.

Quella pubblicata da L. Frank Baum è una storia universale che racconta l’America a cavallo tra due secoli in maniera allegorica, divertente e, a volte, spietata.

La piccola Dorothy e il suo cagnolino Totò vivono nel Kansas insieme agli zii quando un violento uragano trasporta cane, bambina e casa in un mondo straordinario e mai immaginato prima.
Ѐ così che inizia un faticoso viaggio di ritorno per Dorothy e Totò. Ma non saranno soli ad affrontare i pericoli del mondo di Oz: uno Spaventapasseri senza cervello, un Taglialegna senza cuore e un Leone senza coraggio saranno i compagni di viaggio perfetti.

Ѐ stato osservato come questi personaggi richiamino le origini della società americana dell’epoca e in particolare lo spaventapasseri sarebbe sovrapponibile al mondo rurale degli sterminati campi di mais mentre il taglialegna richiamerebbe il mondo selvaggio (e prefigurerebbe anche una nuova specie umana, fatta di metallo e lame, ossia gli operai). Il leone codardo, invece, farebbe riferimento al vecchio mondo, quell’Europa (e in particolare quell’Inghilterra) che portavano in sé il seme della cultura americana che nel corso dell’800 sarebbe sbocciata fino a diventare una potenza dominante nel mondo.

Tra tutti loro spicca Dorothy una bambina che, nelle illustrazioni originali di William Wallace Deslow, appare quasi lillipuzziana ma che dimostra un sano senso pratico.

Il mago di Oz

Ѐ qui che Baum compie una piccola rivoluzione culturale: la letteratura per l’infanzia prodotta dall’America dell’800 era piena di eroi pronti a rimarcare il loro ruolo (come i personaggi di Twain) ma era priva di quelle eroine che iniziavano a fare capolino nella letteratura inglese (basti pensare all’Alice di Carroll comparsa nel 1865).
Baum propose una storia con un’eroina americana al cento per cento, una bambina che trovandosi in un mondo sconosciuto ha come primo pensiero quello di tornare a casa e procurarsi cibo e acqua per sé e il proprio cagnolino.
La critica dell’epoca si divise: alcuni ritenevano Dorothy degna di sedere nell’olimpo dei personaggi per l’infanzia, ma molti criticarono la sua praticità, la sua risolutezza e la sua emancipazione. Se fosse stato un ragazzo a compiere le sue avventure non ci sarebbe stato nulla da obiettare, ma una bambina!

Nelle varie letture del romanzo è stato messo in luce anche il suo legame con il mondo circense che vede il leone codardo come principale protagonista ma, in realtà, l’intera opera potrebbe essere interpretata come un’allegoria del circo a partire dall’utilizzo dei colori accecanti, dagli inganni e da quell’inversione dei ruoli quasi carnevalesca per i quali nulla è come sembra.
Nemmeno il Mago di Oz, anzi… nemmeno Oz stesso.

Il mago di Oz

Non venne mia chiarito del tutto da dove Baum prese il nome del suo regno magico, ma in una lettera la vedova dell’autore affermò che il marito lo inventò di sana pianta lasciandosi ispirare dall’ultima etichetta di una cassettiera che teneva nel suo ufficio che identificava i documenti dalla O alla Z (O-Z). Un grande e affascinante inganno.
Ma anche il sovrano del regno di Oz è a sua volta un trucco di prestigio: il Mago è in realtà un impostore che utilizza le sue competenze per imporre il dominio. Il Mago di Oz è in realtà uno straniero fragile (l’unico che chiederà a Dorothy qualcosa in cambio per esaudire il suo desiderio) e alla fine si ritroverà costretto a rivelare la sua incapacità davanti all’insistenza della bambina.

E Dorothy è proprio questo all’interno del romanzo: una spugna con la quale l’autore cancella gli inganni, purifica il mondo e allo stesso tempo permette la sovrapposizione tra i colori di Oz e il grigio del Kansas.

Se il mondo del Mago appare incantato a una prima occhiata, i valori (molto americani) di Dorothy ne metteranno a nudo la spietatezza e la guerra intestina che vi si svolge tra la figura materna, espressa dalla Strega Cattiva dell’Ovest, e quella paterna, incarnata dall’incapace e ambizioso Mago.

La presenza di Dorothy porterà a mettere in luce non solo gli inganni della società di Oz, ma anche quelli che vivono i personaggi: è grazie alla bambina che lo Spaventapasseri scopre di aver sempre avuto un cervello, il Taglialegna di avere già un cuore e il Leone di non difettare certo di coraggio.

Il mago di Oz

Sebbene non manchino le violenze (i compagni di Dorothy sono disposti a uccidere per compiere la loro missione e il Leone codardo staccherà persino la testa a morsi di un grosso ragno), la bambina del Kansas rimarrà sempre pura; lei è l’unica a non uccidere nessuno ma a cambiare concretamente le vicende della narrazione grazie ai suoi ferrei valori.
Si può obiettare che è colpa di Dorothy la morte di ben due streghe, ma in entrambi i casi si tratta di una casualità e non certo di una volontà da parte sua.

La bambina appartiene a un altro mondo (il Kansas) e non vuole regnare su Oz, in qualche modo è partecipe ma anche estranea alla guerra per il potere che si svolge attorno a lei. Il suo unico scopo è quello di tornare a casa.
Dorothy è un personaggio singolare, una bambina cresciuta nelle grigie e tormentate terre del Kansas nelle quali ha imparato ad utilizzare un rigido senso pratico. La sua infanzia appare già come una fase adulta e quando, trasportata dall’uragano arriva nel mondo di Oz ne cancella a poco a poco la patina di magia rivelandolo per quello che è. Si tratta del compimento di un viaggio verso l’età adulta attraverso il quale la bambina elimina gli inganni della fanciullezza per svelare la crudezza del mondo (e l’incapacità degli adulti di gestirlo).

Dorothy torna a casa grazie alle scarpette d’argento delle Strega Cattiva dell’Est che viene uccisa dalla casa della bambina o meglio dall’uragano che la precipita sulla strega. Dorothy, quindi, ha fin da subito il potere di tornare a casa nelle sua mani (o meglio ai suoi piedi), ma non ne è consapevole.
Il suo viaggio è una scoperta di quelle potenzialità che già possiede esattamente come avviene per gli altri personaggi. Il self made man americano (in questo caso specifico dovremmo dire self made woman).

Che Dorothy sia la purezza dell’infanzia che cancella gli inganni è chiaro anche dall’elemento acqua che si accompagna sempre con la bambina: Dorothy ha quasi il maniacale bisogno di bere e lavarsi (per mantenersi pura dentro e fuori) ma grazie all’acqua sconfigge anche la sua nemica, la Strega Cattiva dell’Ovest che viene letteralmente sciolta da questo elemento.

Il mago di Oz

Esiste anche un’interpretazione allegorica del romanzo sullo sfondo politico americano di quell’epoca: tra il 1873 e il 1895 gli Stati Uniti subirono una fortissima deflazione che portò i debiti che i contadini delle regioni dell’Ovest avevano con le banche dell’Est all’estremo.
Il risultato fu un considerevole arricchimento delle banche ai danni dei contadini. Il candidato democratico William Jennings Bryan in lizza per la presidenza propose di affiancare al sistema Gold standard (che garantiva il valore del denaro con una controparte in oro), quello Silver standard per poter aumentare il denaro in circolazione e innescare un’inflazione che facesse da contraltare.
Bryan perse le elezioni e venne mantenuto il solo Gold standard.

Alcuni critici hanno più volte sottolineato l’analogia tra l’oro e la strada di mattoni gialli percorsa da Dorothy e dai suoi compagni (che porta alla Città di Smeraldo e quindi al grande inganno della vicenda).

Proprio a partire da questa interpretazione i personaggi del Il Mago di Oz iniziarono ad essere letti in chiave allegorica: Dorothy rappresentava i valori americani, lo Spaventapasseri gli agricoltori, il Taglialegna di latta la classe operaia, il Leone lo stesso Bryan.

Ma anche gli altri personaggi sono leggibili come allegorie: i Ghiottoni sarebbero le banche, le scimmie alate gli afroamericani schiavi delle banche rappresentate dalla Strega Cattiva dell’Est (interpretata come il banchiera John Pierpont Morgan detto JP) e quella dell’Ovest (leggibile come John Davison Rockefeller, altro banchiere americano).
Il Mago di Oz sarebbe il presidente del Partito Repubblicano Marcus Alonzo Hanna, la Città di Smeraldo Washington e il palazzo del Mago la Casa Bianca.

Le scarpette d’argento rappresenterebbero il potere del Silver standard e l’uragano lo sconvolgimento economico e sociale causato dalla deflazione.

Comunque lo si legga, Il Mago di Oz è un libro che diede molto materiale ai suoi successori (basti pensare alla Compagnia dell’Anello di Tolkien che richiama in maniera molto netta il percorso che compiono Dorothy e i suoi amici), creando un personaggio femminile emancipato e progenitore di molte altre figure della letteratura.


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