Shantaram

Stantaram di Gregory David Roberts, Neri Pozza, 2006 (traduzione di Vincenzo Mingiardi)

Classificazione: 3.5 su 5.

Shantaram non é un libro di viaggio, ma un romanzo autobiografico dell’autore di ben 1.200 pagine; è il racconto di un uomo in fuga da un passato ingombrante e pericoloso che, fra mille peripezie, trova anche il tempo per riflettere sull’esistenza e l’umanità.

Da sempre fondamentalmente anarchico, l’autore conduce però una vita borghese abbastanza tranquilla in Australia, quando all’improvviso la moglie chiede il divorzio portandogli via anche la figlia. Lui non regge al colpo e in poco tempo diventa un tossicodipendente, dedito alle rapine per acquistare eroina. Il suo destino sembra segnato quando la polizia riesce ad arrestarlo e subisce una condanna a 23 anni di carcere. Troppi per un uomo del genere. Così evade dal penitenziario, si procura un passaporto falso e fugge a Bombay. Perché Bombay? Ricordate, lui è australiano e l’India è il paese più a portata di mano per chi intende scappare dall’Australia.
Sia come sia, si ritrova nell’attuale Mumbai ed è proprio in questa città che prende le mosse Shantaram, il cui significato è “uomo di pace, portatore di luce, oltre ad essere l’appellativo con cui viene chiamato nei bassifondi degli slum che frequenta.

Turista, medico, amante, affiliato allo mafia locale, guerrigliero, contrabbandiere, sono tante le facce di Shantaram, che una volta arrivato in India smette di essere Gregory David Roberts e diventa per tutti Linbaba, Lin per gli amici. Amici che gli consentiranno di entrare davvero nella cultura indiana ed ambientarsi in un paese che, se guardato con occhi privi di pregiudizi, restituisce tutto il caldo abbraccio di una comunità che ha fatto dell’amore, della condivisione e della fratellanza il suo faro illuminante.

«La prima cosa che mi colpì di Bombay, il giorno del mio arrivo, fu l’odore diverso dell’aria. È l’aroma impregnato di sudore della speranza, è l’aroma acre e soffocante dell’avidità, è l’azzurro aroma di pelle del mare. Fiuti il trambusto, il sonno ed i rifiuti di sessanta milioni di animali, in gran parte topi ed essere umani. Fiuti lo struggimento, la lotta per la vita, i fallimenti cruciali e gli amori che creano il nostro coraggio.»

Shantaram

L’impatto con la città indiana è potente, così come lo è per tutti i visitatori che vi sbarcano per la prima volta, ma lui non si perde d’animo.
Ma i soldi durano poco e il protagonista si trova a dover fare i conti con le difficoltà della sopravvivenza: sarà, però, aiutato dall’amico Prabaker, che lo introduce negli slum e lo incoraggia a guadagnare qualche soldo come “medico”, grazie a qualche nozione sanitaria imparata durante gli anni della tossicodipendenza e del carcere.

Da qui in poi, sarà tutto un susseguirsi di vicende ingarbugliate, che culmineranno nella guerriglia in Afganistan al soldo degli islamici. Vicende talvolta davvero incredibili, tanto da non sembrare vere.

Come ha più volte spiegato l’autore, la maggior parte dei personaggi è ispirata a persone reali, che in qualche modo lo scrittore ha conosciuto nei 10 anni della sua latitanza, ma questo non significa che ogni fatto sia accaduto esattamente per com’è stato raccontato. L’impianto del romanzo è reale, l’autore ha davvero vissuto in quei luoghi, si è davvero mantenuto facendo il contrabbandiere, ha veramente trafficato con la mafia e di sicuro è stato in Afghanistan a combattere al fianco degli islamici. Ma poi c’è la parte romanzata, altrimenti staremmo parlando di una biografia.

Dopo dieci anni di latitanza, l’Interpol riesce a catturarlo e riportarlo in Australia per scontare la pena residua in carcere.

È un libro duro, a tratti crudo, ambientato in India, ma non quella degli hotel di lusso: l’autore racconta le sue esperienze nei bassifondi delle grandi metropoli indiane, fra slum fatiscenti e maleodoranti abitati da migliaia di persone e remoti villaggi rurali dove manca tutto. Sicuramente è un libro che si legge bene perché è piuttosto avventuroso, ma non lo troviamo adatto per chi sta per fare il primo viaggio in India accecato dal fascino delle brochures turistiche!


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6 pensieri riguardo “Shantaram

  1. Ho sempre sognato di visitare l’India con i suoi mille contrasti ma poi per un motivo o per l’altro non sono mai andato. Potrei cominciare a leggere questo libro per farmi un idea di questo immenso Paese, del suo punto di vista più autentico e spirituale. Cosa ne pensate? Me lo suggerite? La recensione, in effetti, invoglia parecchio…

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    1. Shantaram racconta un’India moooolto poco turistica, la parte più vera ma anche quella più difficile, fatta di povertà, degrado e miseria. È un buon modo per scoprire il Paese fuori dai circuiti turistici, ma sicuramente non racconta un’India da visitare per piacere.

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  2. Ho letto questo poderoso romanzo che si basa sull’esperienza realmente vissuta dall’autore. Bello, forse troppo lungo, a tratti con descrizioni fin troppo incredibili, ma è una lettura che consiglio comunque perché vieni immerso nell’India più autentica, non certo quella proposta dalle agenzie di viaggio.

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  3. Mi piacerebbe proprio leggere questo libro: non sono mai stata in India ma è un Paese che mi ha sempre affascinato anche per il suo carattere spirituale e mistico. Grazie per questa bella recensione.

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