L’impronta del gatto

L’impronta del gatto di Augusto De Angelis, Libri dell’Arco, 2022

Classificazione: 4 su 5.

Cosa può accadere quando si presta attenzione ai dettagli?
Satana è uno dei sette gatti dell’avvocato Vercelloni, persona scrupolosa e attenta ma capace di perdere la testa per i suoi coinquilini pelosi. Dopo una notte a compiere le sue scorribande, Satana rientra a casa con le zampe sporche di sangue, destando il terrore del suo proprietario: cosa sarà mai successo al “povero” gatto?

Vercelloni si accorge subito che non si tratta del sangue dell’animale e immagina che il micio si sia divertito a dare il tormento a qualche ratto, eppure… qualcosa impedisce a Vercelloni di trovare pace e, alla fine, l’avvocato chiede aiuto al commissario De Vincenzi, l’unico che non avrebbe liquidato la questione con una risata.
Ma De Vincenzi ha la sua bella “gatta da pelare” perché il nipote di una ricca famiglia emigrata dal Sud America (con una vera fortuna che sembra proprio provenire da affari loschi), è stato ucciso.

Inizia così un’indagine torbida e delicata che obbligherà De Vincenzi a destreggiarsi tra una serie di omicidi, ricche famiglie milanesi, un passato oscuro che sembra sia arrivato a presentare il conto e la curiosa presenza del gatto Satana.

Un poliziesco della prima metà del Novecento, tuttavia interessante, scritto con uno stile estremamente attuale e scorrevole che porta il lettore a divorare le poco più di duecento pagine.

Nella Milano del Ventennio fascista – siamo infatti nel 1930 – si intrecciano le vite di personaggi poco raccomandabili che hanno costruito il loro impero sul traffico illecito di qualunque tipo di merce, ma anche le vicende amorose dei giovani personaggi che sembrano sia estranei al passato, sia appesantiti da quell’oscura eredità.

Augusto De Angelis (1888-1944), è stato un giornalista e scrittore che ha dato vita al personaggio del commissario De Vincenzi, raccontando in oltre venti romanzi, non solo le sue avventure, ma anche una società estremamente fragile, sorretta da status simbol e dai molti segreti nascosti dietro maschere sorridenti.
Arrestato per antifascismo, De Angelis venne condotto in carcere nel 1944 e poi rilasciato: ad attenderlo fuori dalla struttura un militante fascista che lo uccise ponendo fine alle avventure del commissario De Vincenzi.

Un libro (di 210 pagine) che si legge molto velocemente, piacevole, scorrevole, asciutto, concentrato sulla vicenda, ma che lascia spazio al fine lavoro psicologico del protagonista. De Vincenzi è un commissario con il quale è facile entrare in sintonia, per i suoi modi diretti ma gentili, per la sua voglia di conoscere la verità più che di cercare un colpevole, per il suo atteggiamento sempre rispettoso ma attento a cogliere i dettagli.

Mi ha ricordato un po’ il personaggio del commissario Soneri, creato dallo scrittore Valerio Varesi, anche lui concentrato sulla psicologia e con una forte propensione all’autocritica.


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5 pensieri riguardo “L’impronta del gatto

  1. Ho finito da pochi giorni la lettura di questo interessante romanzo poliziesco ambientato nella Milano dei primi del Novecento. Il libro si legge tutto d’un fiato e non annoia mai anche per la bella descrizione dell’ambiente e la curata caratterizzazione dei personaggi. L’autore è poco noto ai lettori contemporanei ma è un peccato, andrebbe riscoperto.

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