I Segreti dell’Editing: Intervista con un’esperta

Come gestire un testo al meglio? Come si fa un editing? Che differenza c’è tra editing e correzione di bozze? Queste domande affollano spesso le menti degli esordienti e noi cerchiamo di rispondere con un ospite speciale.

Riprendiamo il nostro percorso di conoscenza con le figure del mondo editoriale (in precedenza abbiamo approfondito la figura dell’editore) e oggi lo facciamo attraverso una chiacchierata con Maria Grazia Porceddu, giornalista, editor dall’esperienza ventennale, codirettore di tre collane per PubMe e, dal 2020, direttore editoriale di Segreti in giallo, Belle Époque e Un cuore per capello. Insomma, una persona con la quale sarà un piacere approfondire la figura dell’editor.
Allora non perdiamo tempo e cominciamo subito a scoprire questa figura professionale, pilastro fondamentale del panorama editoriale.

Grace

1. Cominciamo con una domanda tanto basilare quanto complessa: cos’è l’editing?

Se vogliamo dare una risposta semplice e immediata, possiamo dire che l’editing è la revisione di un testo. Ma questa è una delle tante definizioni basilari, perché sono diversi e complessi gli aspetti che lo riguardano. Quelli riferiti alla forma delle parole, come i refusi o i segni (accenti e apostrofi); le scelte grafiche (l’uso delle virgolette, dei trattini, per dirne qualcuno). Altri, invece, riguardano la lingua (punteggiatura), stile (brevità, essenzialità e coerenza).
In pratica, l’editing è la cura di un testo mediante la lettura attenta intesa a verificarne la correttezza ortografica, grammaticale e sintattica, nonché l’organizzazione strutturale e la coerenza interna, eliminando tutti i difetti formali e contenutistici che potrebbe presentare.

2. E proseguiamo con un’altra domanda fondamentale ma che crea sempre confusione: che differenza c’è tra l’editing e la correzione di bozze?

Diciamo che in parte ho già risposto nella domanda di prima. Perché se l’editing prevede un intervento strutturale, la correzione di bozza è una revisione dal punto di vista grammaticale e ortografico del testo, senza intervenire sulla struttura. In genere, anche se in questo caso ci si rivolge alla figura professionale del correttore di bozze, l’editor spesso riveste anche questo ruolo.

3. Esistono due tipi di editing, il macro e il micro: puoi spiegarci che differenza c’è?

Sì, com’è intuibile dalle definizioni macro e micro, si tratta di grandi e piccoli interventi sul testo. La differenza sta nelle dimensioni delle aree di intervento. Nel caso di un macro editing, detto anche editing strutturale, l’editor interviene sull’intera struttura, cercando di ricostruirla al meglio rispettando l’idea iniziale dell’autore, lavorando su trama, risvolti narrativi, svolgimento delle scene, caratterizzazione di personaggi e dialoghi. Invece, un micro editing possiamo definirlo quasi alla stregua di una correzione di bozza approfondita, visto che non interviene sul contenuto narrativo e lo stile, ma si “limita” alla correzione del testo per renderlo più scorrevole e leggibile.

libri editing

4. Ora che abbiamo fatto un po’ di chiarezza addentriamoci un pochino nel mondo dell’editing: come avviene praticamente? Quanto ti arriva un testo tra le mani qual è la prima cosa che fai?

La prima cosa che faccio è leggerlo con attenzione per rendermi conto se è necessario un intervento e di che tipo e portata. A tal proposito, redigo una nota in cui evidenzio punti deboli e punti forti del testo, le proposte di miglioramento e quant’altro ritengo necessario. Poi, contatto l’autore e mi confronto con lui prima di iniziare a lavorarci. Il confronto con l’autore è fondamentale, continuo e costante durante tutto il periodo dell’editing.

5. Adesso sappiamo cosa fa un editor, ma ci sono delle cose che NON dovrebbe mai fare quando si rapporta con un testo?

Mai avere la presunzione di riscrivere un testo. Quello lo fa un ghostwriter, l’editor deve interpretare le intenzioni dell’autore, rispettarne l’idea e aiutarlo a svilupparla al meglio, modellarne lo stile. In nessun modo deve “contaminare” il testo.

6. Spesso gli autori emergenti, soprattutto i selfer, ritengono superfluo pagare qualcuno per far editare il proprio testo preferendo una rilettura più o meno approfondita. Perché c’è bisogno di professionisti per fare editing e non ci si dovrebbe accontentare di una lettura, seppur attenta.

Semplicemente perché non si può essere autori e anche editor di se stessi. Scrivere ed editare sono due cose differenti. Rivolgersi quindi a una figura professionale è fondamentale se si vuole fare un buon lavoro.

7. La vita nel mondo editoriale è un po’ faticosa per le figure professionali: per la tua esperienza pensi che sia preferibile lavorare all’interno delle case editrici o come consulenti esterni?

Io ricopro questo ruolo principalmente all’interno delle mie collane, ma penso che sia preferibile il lavoro di freelance.

scrittrice

8. Fare editing non è improvvisazione, richiede studio e passione. Qual è il tuo percorso formativo e cosa consiglieresti a chi volesse formarsi come editor?

I miei studi classici e la mia deformazione letteraria sono alla base di un percorso professionale che parte dall’ambito giornalistico. Ho lavorato per anni in redazione, e cucinavo, come diciamo in gergo, i pezzi dei vari corrispondenti, quindi mi occupavo già di correzioni su testi brevi anche se di diversa natura editoriale. Quando abbiamo aperto le collane editoriali, cinque anni fa, è stato automatico per me lavorare alla revisione dei manoscritti.
Da allora, ho approfondito da autodidatta un ambito che non mi era sconosciuto. Ho studiato su testi e manuali, ma soprattutto ho appreso confrontandomi in maniera costante con chi fa questa professione e affiancandovi l’esperienza diretta sul campo. Ancora oggi, studio e mi aggiorno.

9. Concludiamo chiedendoti se ci sono dei testi di riferimento che sono stati importanti per te e che senti di consigliare a chi si sta approcciando a questa affascinante mansione.

Diciamo che i testi generici sull’editing sono tutti utili, ma non è studiando sui testi, a mio parere, che si diventa editor. Ciò che è fondamentale è avere delle competenze di base che consentano di apprendere poi quelle specifiche della professione attraverso lo studio continuo (per chi vuole ci sono anche corsi ad hoc), il confronto con chi fa questo mestiere e l’esperienza sul campo.

Abbiamo capito che fare editing è un mestiere e che non ammette improvvisazioni (così come qualunque altro lavoro); la competenza e la formazione continua sono alla base di questa figura professionale tanto indispensabile quanto, se è brava, invisibile.
Fortunatamente oggi sono molto gli autori che scelgono di includere i loro editor nei ringraziamenti, un piccolo e significativo ringraziamento per il loro duro lavoro, spesso dimenticato.

Ringraziamo Maria Grazia per aver accompagnato in questo piccolo ed esaustivo viaggio nel mondo dell’editoria; se volete conoscere le sue iniziative (e seguire le interessanti dirette), trovate Maria Grazia su IG: graceblacksoul


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