Il Giappone è una terra affascinante, rimasta isolata dal resto del mondo per centinaia di anni; quando decise di aprirsi al mondo nel diciannovesimo secolo, l’impatto della cultura giapponese su quella europea fu enorme, basti pensare alla nascita di correnti artistiche come l’Impressionismo che molto deve agli artisti nipponici.
Insieme a un gusto estetico molto raffinato, giunsero anche leggende e miti sconosciuti che aprirono gli occhi degli artisti su un folclore ancora vergine.

La tradizione giapponese è ricca di miti e leggende straordinarie che, anche attraverso i manga e gli anime, sono arrivate nelle nostre mani quasi intatte.
Grande importanza è data alle storie di fantasmi e mostri che sembrano aver ancora oggi una grande rilevanza nel Paese del Sol Levante.
Una delle tradizione più note è quella del kwaidan che era vissuta come una vera e propria prova di coraggio. Il kwaidan era un’usanza tipica tra i samurai giapponesi: i soldati si riunivano in una stanza dove venivano accese cento candele e a turno raccontavano una storia di fantasmi. Dopo ogni racconto veniva spenta una candela.
La stanza scendeva lentamente nel buio fino all’ultima candela. La leggenda racconta che quando si spegneva l’ultima fiamma compariva un fantasma a reclamare un’anima.
Da questa tradizione sono nate centinaia di storie che avevano lo scopo di temprare il coraggio dei soldati, ma che sono poi scivolate nel folclore popolare dando origine a kami, kitzune, oni, yūrei e molte altre creature.
Gli yōkai, in generale, rappresentano spiriti e fantasmi, e possono manifestarsi sia in forma umana o animale, che come oggetti.

Tra quelli di forma umana i più noti sono i futacuchi-onna, ossia donne con una seconda bocca dietro la nuca che tengono nascosta sotto i capelli e che sono costrette a nutrire in continuazione. Nel folclore popolare compaiono anche i rokurokubi, esseri umani il cui collo si allunga di diversi metri durante la notte.
Alcuni yōkai sono rappresentati come possessione di oggetti determinati (tsukumogami) tra i quali spiccano i karakasa, parasole con un solo occhio che calza un solo geta (il sandalo classico giapponese), ma sono presenti anche teiere, sandali e bottiglie di saké.
Il regno animale ha dato al folclore una grande varietà di creature come l’akugyo (un demone del mare simile a un grosso pesce), il nekomata (un gatto capace di prendere sembianze umane), il baku (che è un tapiro posseduto) o il tanuki (un procione rappresentato spesso con enormi testicoli).

Ma gli yōkai più noti sono senza dubbio le kitzune, i demoni volpe. Queste creature erano solite apparire come affascinanti fanciulle capaci di irretire gli uomini.
Non c’è concordanza sulla loro indole: per alcuni sono demoni tentatori, per altri amiche e amanti degli uomini. Tutti sono concordi, però, nel descriverle come esseri estremamente scaltri, intelligenti, raffinati, molto longevi e dotati di grandi poteri magici.
Le kitzune potevano essere anche spiriti vendicativi come nel caso della leggenda di Takeda Shingen, il guerriero che nella guerra di Shinano sconfisse il principe locale costringendolo al suicidio per disonore e sposandone poi la figlia. Pare che Takeda fosse ossessionato dalla ragazza e il popolo cominciò a sospettare che si trattasse di una kitzune venuta a compiere la sua vendetta. Successivamente il figlio della coppia, Takeda Katsuyori, guidò il clan nella disfatta di Nagashino ponendo fine alla dinastia Takeda e quello fu considerato come la prova definitiva della vendetta della kitzune.
Secondo gli studiosi le kitzune rappresentavano un ideale di bellezza ingannevole e, per la precisione, le leggende che le riguardavano avevano lo scopo di ammonire gli uomini riguardo alle donne di grande intelligenza.
Tutte queste leggende divennero note in Europa nel 1904 con il libro Kwaidan: Stories and Studies of Strange Things di Lafcadio Hearn, autore irlandese tra i primi a ricevere la cittadinanza giapponese per la sua grande passione per quella cultura.
Hearn tradusse le antiche storie del folclore e ne aggiunse altre raccontategli dai contadini giapponesi riportando un testo estremamente importante e fissando per sempre la tradizione nipponica nel mondo occidentale.
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La cultura giapponese è tanto distante da quella europea ma forse proprio per questo è così affascinante.
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Ed è ancora molto intatta… fino al XIV secolo il Giappone limitava fortemente le interazioni con l’esterno… credo che sia parte del suo fascino
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Infatti credo che sia così. Il Giappone è ancora un Paese autentico e affascinante… peccato che sia così poco economico 🥴
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Concordo! Soprattutto sulla parte economica! ahaha
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Le curiosità dal Giappone sono sempre molto gradite. Articolo appagante e ben fatto, bravi 👏👏
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Grazie, Alex… il Giappone ha sempre un certo fascino!
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È un argomento che mi interessa molto, grazie per queste belle curiosità che mi permettono di impare sempre cose nuove.
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Grazie a te!
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È sempre interessante poter approfondire la cultura e la tradizione giapponese. Davvero un bell’articolo.
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Sono d’accordo con te!
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Grazie di cuore… e piccolo spoiler… non finisce qui!
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