Pillole di Letteratura: Enjambement

Eccoci a un nuovo appuntamento con le figure retoriche, e questa volta ne affronteremo una davvero particolare e, incredibilmente, sempre più usata dai giovani. Allacciate la cintura, si parte per un viaggio nell’enjambement!


L’enjambement (che, a volte, in italiano viene chiamata inarcatura o spezzatura) è una figura retorica che consiste nello spezzare un gruppo sintattico allungando l’estensione del verso.
In parole molto semplici, si ha l’enjambement quando due parole che dovrebbero essere unite sono in realtà separate con una che termina la riga e l’altra che inizia quella successiva.

Vediamo subito un esempio in modo da eliminare ogni dubbio:

Poeta fui, e cantai di quel giusto
figliuol d’Anchise che venne di Troia

In questo esempio è evidente che le parole giusto e figliuol formano un gruppo unico grammaticale, ma vengono spezzate e divise: questo è un enjambement.

Ma a cosa serve questa particolare figura retorica? Beh, ha due principali funzioni entrambe legate al ritmo della poesia: da una parte permette di realizzare periodi concettualmente più ampi rispettando la metrica, senza questo stratagemma, infatti, nell’esempio precedente Dante non avrebbe potuto rispettare l’endecasillabo mantenendo lo stesso significato.

Dall’altra parte l’enjambement permette al lettore di legare concettualmente le parole, modificandone il ritmo e quindi la percezione. Poeta fui, e cantai di quel giusto figliuol d’Anchise che venne di Troia. In questa maniera la forma poetica si dilata fino ad avvicinarsi alla prosa, ma mantiene la struttura e il ritmo incalzante della lettura.

Tasso, Dante e i poeti del Cinquecento furono grandi utilizzatori di questa figura retorica che ebbe comunque una seconda vita con Carducci, Foscolo, Leopardi e, soprattutto, Pascoli. Vediamo qualche esempio:

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.

Nell’Infinito, Leopardi utilizza ampiamente questa figura, legando i versi gli uni agli altri, dilatandone la metrica e suggerendo, appunto, quel senso di “infinito” letterario.

Il tramontano scendeva con sordi
brontoli. Ognuno si godeva i cari
ricordi, cari ma perché ricordi

In questo esempio, tratto da Italy di Pascoli, viene messa in luce anche un’altra funzione dell’enjambement, ossia il dare risalto a certi termini. Pascoli vuole comunicarci l’importanza delle parole sordi e cari e lo fa lasciandole tronche e mettendole in mostra. Avrebbe potuto invertire il gruppo sintattico, ma in questo caso sarebbero stati risaltati i brontoli e i ricordi, cambiando il significato finale.

L’enjambement è oggi molto usato dai cantanti pop e rapper che lo utilizzano nei loro testi principalmente con un senso ritmico e gli permette di creare nuove suggestioni.


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